L'uomo senza volto
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Qué pasa all'uomo che passa col capo abbassato?
Ha un basco basso sul capo, il passo cansato
Per lui il tempo basta che passi, eppure passa e non basta
non un giorno è passato che il suo volto è di nuovo cambiato
Passato un campo accelera il passo tra i vicoli bui
lui cerca qualcuno o qualcuno cerca lui
Scendendo una via si specchia dentro un macchina
questa gli rende intatti i tratti netti della schiatta caucasica,
il nostro si guarda e rammarica,
ha la capa rasa, la barba rada e una piaga alla palpebra
ha la faccia bianca, una macchia alla guancia glabra
contrae la faccia stanca che pare non abbia labbra
lui guarda il cielo poi respira a piene nari,
sente l'odore del vento che spira dagli Urali
Forse non sembra, rimembra, ma
viali e muri e vari musi è un gioco di chiari e scuri come quelli di Rembrandt
Forse qualcuno lo osserva, il cielo lo osserva, ma
lui resta all'erta in cerca ma sembra non serva
passa tra l'erba alta che nessuno falcia,
passa di volto in volto, per cui nessuna traccia di una faccia
La caccia rimbalza di maschera in maschera
si specchia con ansia in una fontana dall'acqua salmastra
La vista s'appanna, il panico inganna
il nostro scorge la gamma di tratti della schiatta normanna
E no, non domanda né rimanda niente qua,
la canizie incipiente ha ormai invaso le tempia
Ha crini fulvi, occhi furbi e fulgidi
qua i vasi chiusi preannunciano nuovi disturbi,
sente tra le cuspidi i fulmini che il cielo scarica
sono figli del vento che attraversa la Manica
"Ora prendimi l'anima ma ridammi presenza!", passa
di faccia in faccia ma una faccia vera vorrebbe avercela
No, non so chi son,
io non so più chi son,
non so chi son,
io non so più chi son
x2
Tende a tendere il tendine, l'uomo che tende a farcela
mentre il suo volto attorto si mostra sicuro di farcela
Fra rami secchi si districa, tra la selva più fitta
fare finta d'averla vinta, non accetta la vita sconfitta
Uno col volto divelto, aperto dalla lama di un bravo,
Nessuno si specchia nell'acqua d'un tronco cavo,
Centomila sogni insonni di malaria che mendica
porta l'orma in faccia della schiatta dravidica
Scatta tra graffi e rami in faccia che sembrano schiaffi
soffia fiati di fuga, fiati di bocca sempre più fitti
Tende il capo color corvo, le gote bronzo sporco
rotte le gambe cedono il colpo a un corpo morto contro un tronco
A terra sporco di una terra diversa, riversa la testa
tra le fronde il vento ricorda la foresta dell'est, va ad est
Del suo essere non ricorda l'origine
si specchia un volto nell'acqua ma qualsiasi volto rispecchia l'immagine
Il corpo sporco e gracile si trascina storto lungo l'argine
lerce scarpe lacere, calpestan meste cocce e cartacce
facce basse passano, non sanno che stanno guardando
uno che non ricorda chi, chi è stato, né dove sta andando.
Mani in tasca, per poco non casca nell'acqua dall'aspetto livido
aspetta, chissà cosa, siede e riposa il fragile fisico
tremante s'appresta a lustrare luride lenti,
tristi occhiali infranti rifletton sfuggenti i lineamenti di Yankee
il suo sguardo è assente, occhi smorti e spenti
affanna col passo pesante classico dei piedi dolenti
Profonde cicatrici ricamano il viso pallido
alita il tanfo rancido tipico dell'ubriaco fradicio
sopra la testa gracchiando i corvi si invitano a pranzo
cibandosi del pesce marcio lungo le rive dell'Hudson
Avrebbe un'altra vita solo potesse immaginarsela
lassù invece procede allo sbando passando di maschera in maschera
No, non so chi son,
io non so più chi son,
non so chi son,
io non so più chi son
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